Quando ero ragazzo, con la chiusura mentale, ma anche la curiosità degli adolescenti unita al provincialismo culinario di allora, guardavo con un senso di interessato disgusto alla frittata di pasta, che non apparteneva alla mia tradizione.
Le gite scolastiche allora erano anche, in una Roma segnata dall’immigrazione, terreno di confronto alimentare tra le diverse cucine casalinghe, originarie spesso di regioni diverse. Quindi il mio panino con la fettina alla pizzaiola era probabilmente visto dal mio vicino di sedile sul pullman con lo stesso stuzzicante sospetto con cui io guardavo al suo panino con la frittata di pasta.
Tempi belli e magari più semplici di ora. O forse così li ricordiamo perché allora eravamo meno gravati dal peso degli anni.
Laureato in filosofia - Ex professore di Lettere - Ex operatore culturale presso il Comune di Roma - Attualmente lavoro in un campeggio: gestione dei computer, realizzazione e manutenzione di impianti elettrici e idraulici, gestione del porticciolo, fotografia, video, DJ.
Far bollire l’acqua della pasta. Intanto in un pentolino iniziare a scaldare il ragù napoletano (vedi ricetta) opportunamente diluito con acqua.
Carne a pezzetti
Tagliare a pezzetti la carne del ragù
Carne nel sugo
ed aggiungerla al sugo. Cuocere la pasta al dente (rispettando i diversi tempi di cottura)
Pasta condita
e condirla col ragù.
Olio in padella
Scaldare 2 cucchiai di olio in una padella dal bordo alto.
Pasta in padella
Versare la pasta condita e livellarla con una paletta. Cuocerla a fiamma alta tenendo la padella inclinata in modo che la fiamma scaldi tra il bordo e l’estremità del fondo. Ogni minuto muovere il polso per far ruotare il contenuto della padella di un quarto di giro. Quando il fondo è ben dorato utilizzare un coperchio bagnato per rovesciare la frittata. Eseguire le stesse operazioni sull’altro lato quindi versare la frittata su di un piatto e servire.
Frittata di pasta
L’articolo
Quando ero ragazzo, con la chiusura mentale, ma anche la curiosità degli adolescenti unita al provincialismo culinario di allora, guardavo con un senso di interessato disgusto alla frittata di pasta, che non apparteneva alla mia tradizione.
Le gite scolastiche allora erano anche, in una Roma segnata dall’immigrazione, terreno di confronto alimentare tra le diverse cucine casalinghe, originarie spesso di regioni diverse. Quindi il mio panino con la fettina alla pizzaiola era probabilmente visto dal mio vicino di sedile sul pullman con lo stesso stuzzicante sospetto con cui io guardavo al suo panino con la frittata di pasta.
Tempi belli e magari più semplici di ora. O forse così li ricordiamo perché allora eravamo meno gravati dal peso degli anni.