Categoria: Riflessioni personali

Una modesta proposta

Una modesta proposta

NATO E RUSSIA: UNA MODESTA PROPOSTA

Premessa

L’attuale situazione è narrata dai media occidentali come frutto di una aggressione russa all’Ucraina, comandata da Putin. La realtà è più complessa. Oltre all’aggressione di Putin (reale, sanguinosa e scellerata), nei prodromi e nella gestione della crisi l’attacco premeditato degli Stati Uniti di Biden all’Europa Unita, gigante economico ma nano politico. L’Europa è stata costretta a schierarsi, contro i suoi interessi, in una crisi determinata dai sogni imperiali di Putin. Ma anche dalla tendenza della Nato, sotto la guida politica USA, a determinare un vero e proprio accerchiamento della Russia in senso geopolitico – militare.

Voglio citare due fatti storici:

Stati Uniti
Stati Uniti
  • nella crisi del 1963 il presidente democratico Kennedy condusse il mondo sull’orlo di una guerra nucleare per reagire alla possibilità di installazione di missili nucleari russi a Cuba. Questi avrebbero potuto minacciare direttamente le grandi città americane della est coast.

  • All’indomani della autonoma dichiarazione di indipendenza di Croazia e Slovenia, fino a quel momento facenti parte delle stato sovrano della Jugoslavia, Germania e Santa Sede riconobbero le due autoproclamate repubbliche aprendo la file dei successivi riconoscimenti di tutti i paesi occidentali.

Questo per considerare quanto le pretese di legalità internazionale della posizione occidentale in questa situazione siano per lo meno relative. In realtà da parte statunitense c’è stata una grave sottovalutazione del potenziale militare russo, ritenendo la Cina più pericolosa sullo scacchiere mondiale e considerando la Russia al massimo una potenza regionale. Si sa: le capacità di analisi politiche, sociologiche e militari degli statunitensi sono sempre state molto ridotte.

La gente muore

Intanto la gente comune muore: muoiono ucraini sotto le cannonate ed i missili russi. Muoiono civili russi come ne sono morti dal 2014 in poi, nell’indifferenza dell’Occidente sedotto, come Putin, dalle enormi risorse naturali di quel paese. Muoiono militari ucraini e militari russi, i quali tutti, hanno anch’essi mogli, fidanzate e madri.

Cremlino
Mosca – Cattedrale di San Basilio

Non credo che un conflitto Russia – Nato sia all’ordine del giorno, ma la storia insegna che i conflitti troppo spesso sono nati da errori di valutazione, situazioni condotte sul filo del rasoio, scherzi con il fuoco in situazioni tese. Se si dovesse determinare quel caso, che non credo sia nell’interesse di nessuno, moriranno anche civili e militari Nato, a meno che non si arrivi all’estinzione del genere umano.

Gli interessi in gioco

Sembra che tutti vogliano dimenticare la situazione precedente allo scoppio della crisi:

  • Biden era in fortissimo calo nei sondaggi e probabilmente a rischio di perdere le elezioni di metà mandato, visti gli enormi errori di politica interna ed internazionale compiuti.

  • Draghi aveva già le valigie pronte ed era sul punto di salire al colle per rassegnare il mandato, visto che continuava ad essere impallinato nei voti in commissione ed in parlamento da partiti della maggioranza che a parole lo sosteneva.

  • Salvini si sentiva costretto a condurre il suo partito ad elezioni anticipate, visti gli enormi errori politici commessi nell’elezione del Presidente della Repubblica. Elezioni anticipate che però giustamente temeva, valutando la possibilità reale della Lega come vaso di coccio tra i due vasi di ferro dell’asse Draghi – Mattarella e di Fratelli d’Italia.

  • Johnson era alle prese con lo scandalo alcolico del suo staff.

  • Per 20 anni tutti avevano fatto affari con Putin, chiudendo entrambi gli occhi sulla sua gestione antidemocratica e oppressiva del paese e sull’eliminazione anche fisica di ogni opposizione al suo potere, visto che aveva un merito particolare: teneva a bada i comunisti. Questi in Russia sono notevolmente forti anche se vengono sempre sottovalutati dalla stampa occidentale. Chissà perché questo mi fa andare con la mente alle Olimpiadi del 1938 ed alla trasvolata atlantica di Italo Balbo. Anche allora dei dittatori criminali, che avrebbero di li a poco condotto il mondo in un conflitto globale che fece 80 milioni di morti, venivano visti nella funzione loro deputata di baluardi contro il pericolo rosso.

Il criminale ordine di attaccare un paese sovrano, pieno di donne e bambini, e l’altrettanto criminale decisione di rispondere con la difesa ad ogni costo, presa da un guitto con simpatie neonaziste hanno condotto all’attuale terribile conflitto.

Il futuro

Putin ha l’intenzione di ricondurre il mondo al bipolarismo (gli armamenti nucleari ad est ed a ovest si equivalgono e funzionano da deterrente). Questo costituendo un fronte orientale composto da Russia e Cina da contrapporre alla Nato. In questo quadro l’Europa Unita può avere, se vuole, un ruolo fondamentale da giocare.

Secondo la mia valutazione esiste una sola strada per contrastare i rischi di questo bipolarismo (che per altro è comunque più positivo di uno strapotere militare americano sul mondo). La tendenza ad affrancare l’Europa Unita dal giogo americano e ad arrivare ad uno scenario quadripolare.

Una modesta proposta

Secondo me, l’unica via praticabile, anche se sicuramente non verrà mai praticata, è la seguente:

  • Accelerazione drastica del processo di unità politica europea.

  • Elezione a suffragio universale da parte dei 27 di una assemblea costituente che rediga una nuova costituzione europea, sottoposta ad un referendum confermativo con le medesime modalità.

  • Elementi cardine della nuova costituzione dovranno essere:

  • Carattere federale della nuova Europa a 27.

  • Presidente del consiglio con funzioni di capo del governo eletto dal parlamento europeo

  • Presidente dell’Europa Unita eletto dal parlamento europeo.

  • Unificazione a livello federale delle funzioni di politica estera e della difesa oltre che economica

  • Costituzione di un esercito europeo integrando le forze già esistenti.

  • Ricontrattazione degli accordi dell’Alleanza Atlantica. Il comando nel quadrante europeo di ogni forza militare, sistema d’arma, o base militare deve andare necessariamente ed inequivocabilmente ad un comandante dell’Europa Unita.

  • Creazione su Moldavia e Georgia di una no flight zone. Questo in modo da inviare un segnale fermo della volontà occidentale di stabilire un freno all’espansionismo di Putin.

  • Al contempo conduzione di una trattativa serrata per stabilire una forma di neutralità assoluta e perenne per Ucraina, Moldavia e Slovenia. Essa non deve impedire a questi paesi, se lo vorranno, di stabilire un rapporto economico stabile e privilegiato con l’Europa Unita.

  • Individuazione in prospettiva di una forma che garantisca la totale adesione dei nuovi paesi che ne faranno richiesta, all’Europa Unita. Questo senza compromettere la loro neutralità politica e militare.

  • Avvio di un lavoro diplomatico per stabilire un rapporto privilegiato con la Cina. Questo in modo da distaccarla in qualche modo dal rapporto obbligato con la Russia, come l’Europa tenderà a distaccarsi da una dipendenza assoluta dagli USA.

  • Attenzione estrema della nuova Europa Unita al continente africano per contrastare la penetrazione economica e politica cinese.

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Polarizzazione e pensiero unico

Polarizzazione e pensiero unico

POLARIZZAZIONE E PENSIERO UNICO

Sono fortemente preoccupato per gli sviluppi sociopolitici nei paesi occidentali, e segnatamente nel nostro, in merito alla polarizzazione della contrapposizione tra una maggioranza di persone che ricalcano le posizioni dei governi e sono schierati apertamente per un appoggio all’Ucraina, ed una minoranza di pacifisti che è contro la guerra tout court e ritiene che vi siano delle responsabilità anche dalla parte occidentale (leggi Nato – USA).

Covid 19

Ritengo che abbiamo visto negli ultimi anni una simile contrapposizione anche nella faccenda Covid 19, tra vax e no vax. La complessiva stupidità di molte delle posizioni no vax ha favorito tale polarizzazione, in cui i mezzi di comunicazione di massa hanno sguazzato.

Covid 19
Covid 19

È scontato che nelle democrazie occidentali, fortemente imperfette, i mezzi di informazione di massa gestiscono il consenso.  Così permettono un esito paradossale: una stragrande maggioranza di persone poco abbienti elegge dei governi. Questi garantiscono gli interessi di una ristrettissima minoranza di super ricchi.

I mass media

La stampa e le televisioni italiane sono storicamente velinare (un tempo si diceva così per stigmatizzare l’abitudine di non svolgere attività di ricerca giornalistica in proprio ma di limitarsi a quello che arriva dal Viminale. Quelli che non si sono adeguati hanno a volte persino pagato con la vita: vedi Ilaria Alpi).

Quelle statunitensi però un tempo non lo erano e sono state capaci di produrre uno scandalo Watergate. Allora il premio Pulitzer aveva un vero significato. La situazione è progressivamente cambiata a partire dall’undici settembre.

Con lo sviluppo mondiale della pandemia si sono scontrati interessi politici ed economici enormi che poco avevano, e hanno, a che vedere con la salute pubblica. Lo scontro tra Repubblicani e Democratici per il controllo degli States, gli immensi interessi delle industrie farmaceutiche, in casa nostra la contrapposizione tra centrosinistra e destra prima, con il governo Conte, poi quella sorta di governo di unità nazionale con l’asse Draghi – Mattarella.

L’Ucraina

In questa vicenda di aggressione militare all’Ucraina, la gestione dei mezzi di comunicazione di massa a mio avviso ha fortemente contribuito alla polarizzazione dello scontro tra interventisti e pacifisti. Essa è arrivata a definire una sorta di pensiero unico che rimanda al chi non è con me è contro di me di antica memoria.

Tutto questo senza volere entrare in merito alla questione ed invitando tutti a non irrigidire o dare per scontate le proprie posizioni. Ritengo che questo sia il miglior contributo che si possa dare non tanto a quelli che so’ cugini e fra parenti nun se fanno comprimenti, ma a quelli che sono, come noi, quer popolo cojone

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Il Commissario all’emergenza Covid

Il Commissario all’emergenza Covid

Agli italiani piacciono i milioni: 8 milioni di baionette, 1 milione di posti di lavoro, 3 milioni di dosi di vaccino. Agli italiani piacciono anche gli uomini forti e competenti: l’ora delle grandi decisioni… ; dirigo un’azienda: cosa ci vorrà a dirigere un paese; non lasceremo indietro nessuno. Volete mettere poi il fascino della divisa? Sia essa una camicia nera, un blazer blu o una mimetica con la piuma sul cappello.

Mussolini
Mussolini

Sta di fatto che il nuovo commissario all’emergenza Covid che ha sostituito Arcuri, sembra incarnare tutte queste caratteristiche. Poco dopo il suo insediamento ha dichiarato che contro il virus darà fuoco a tutte le polveri. Poi ha annunciato l’arrivo dei fatidici 3 milioni di dosi di vaccino con baionetta. Infine, ha dichiarato che con le vaccinazioni non verrà lascito indietro nessuno, con toni che ricordano il fatidico: se avanzo seguitemi… .

Berlusconi
Berlusconi

Ho il sospetto però che questo manichino di un negozio di abbigliamento militare, che si sospetta indossi la mimetica anche quando dorme, per dirla alla romana: nun c’è ma ce fa. Cioè che si tratti di una strategia per aumentare il suo gradimento presso un popolo che in tempi non remoti, frequentava come un sol uomo il sabato fascista. Oppure questo commissario all’emergenza COVID, come qualcuno mi ha suggerito, fa parte di prove tecniche di dittatura.

Il commissario all'emergenza COVID
Figliuolo

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Il governo Draghi

Il governo Draghi

Un’operazione in puro stile democristiano.

Mario Draghi e il governo Draghi
Mario Draghi

Per favore non chiamate il governo Draghi: Governo di unità nazionale, né tantomeno Governo tecnico. Lo sono stati, forse, in passato il governo Ciampi e quello Monti, ma non questo. Si tratta di una operazione squisitamente politica condotta magistralmente (visto che ha ottenuto il plauso quasi unanime di stampa, formazioni politiche ed opinione pubblica).

La caduta di Conte

Conte e il governo Draghi
Conte

Tutto comincia quando viene fatto cadere il governo Conte. Prima di ciò risultano, ai primi di gennaio, incontri tra Draghi e vari politici, fra cui Renzi, a Città della Pieve. Non risultano documentati invece contatti di Mattarella con l’uno e l’altro, ma non è improbabile che ci siano stati, a giudicare da quello che avviene dopo che Conte ha rassegnato le dimissioni.

Il governo Conte viene liquidato quando è in discussione la gestione dei Recovery Fund. Le motivazioni, a mio avviso, sono due: la prima è che, come dicono a Napoli, nun se da a pucchiacca a i creature. In altre parole si tratta di una questione troppo importante per lasciarla in mano a degli incompetenti. La seconda e più importante è che quell’intervento così massiccio e capace di ridisegnare la geografia strutturale del paese, Mattarella vuole che sia speso a vantaggio dell’Italia.

Il governo del Presidente

Mattarella
Presidente Mattarella

Il Presidente è un democristiano vecchio stampo, forse l’ultimo rimasto, non un ladro di polli come i politici attuali. Non si tratta quindi di fare il governo Draghi per spartirsi la polpetta. Il problema che l’Italia di cui si parla è quella che un tempo si sarebbe definita dei padroni. Oggi si dice della Confindustria, delle banche, dei poteri forti: linguaggio diverso ma il risultato non cambia.

Così il Colle chiama al rapporto la consistente componente democristiana in PD e Forza Italia ed incarica Mario Draghi, nel tripudio di tutti. Aderiscono a frotte, politici e partiti di ogni schieramento, praticamente con la sola eccezione di Fratelli d’Italia, che però quando Salvini propendeva per il no, parlava di astensione.

Le pecche dell’ operazione

Due sono le pecche, io credo, di questo disegno politico: La prima è che si è lasciato un partito all’opposizione a destra, sospetto per calcolo intelligente ed accordo mascherato, ma non si è fatto lo stesso a sinistra. La storia recente degli anni di piombo ci insegna quanto sia pericoloso non riuscire a dare una risposta ad un dissenso che già si delinea nel paese.

Salvini
Salvini

L’altra riguarda il populismo e soprattutto la Lega. Molti, tra cui Ezio Mauro, ritengono che il coinvolgimento porterà necessariamente ad una svolta europeista e di integrazione nel sistema politico di questa formazione. Questo, a mio avviso, è un madornale errore.

Salvini e Trump

Trattare Salvini ed il sovranismo come in passato le classi politiche italiana e tedesca di allora hanno trattato rispettivamente Mussolini ed il fascismo negli anni venti e Hitler ed il nazismo negli anni trenta, significa scherzare con il fuoco. Questo proprio quando negli Sati Uniti Trump ha vinto la sua battaglia al congresso sul procedimento di impeachment e si appresta a rientrare sulla scena politica.

Donald Trump
Donald Trump

Chi contrasterà questo futuro oscuro che si prepara? Zingaretti e Biden? Non scherziamo.

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Oops

Oops

Da domenica la Lombardia torna regione arancione: qualcuno si è sbagliato!

Fontana
Tontana

È iniziato il balletto dello scaricabarile. La regione Lombardia accusa, ovviamente, Governo e Istituto superiore di sanità. Governo ed Istituto superiore di sanità accusano, ovviamente, la regione Lombardia.

In mezzo i cittadini che sono stati segregati per una settimana, i negozi e le attività chiuse, enormi perdite di incassi, esercizi sull’orlo del fallimento. Oops, è stato un errore.

Conte
Conte

Non ha importanza stabilire chi abbia sbagliato. Gli altri cosa hanno fatto in questa settimana? Di fronte ad un evento così enorme (e così strano vista la situazione), nessuno di quelli che non hanno sbagliato, politici o tecnici, ha avuto un dubbio? Nessuno ha pensato di verificare?

Tutti troppo presi dalla crisi di governo e dagli impegni ad essa connessi, o troppo sicuri dell’asetticità scientifica delle proprie asserzioni per approfondire una vicenda così poco rilevante, come la sorte per una settimana di dieci milioni di persone.

Lavarsi le mani
Lavarsi le mani

Conte, Boccia, Speranza, Fontana, Salvini, Meloni, pur in questa settimana convulsa ci fosse uno che ha detto ad uno del suo staff: approfondisci questa storia della Lombardia zona rossa.

Politici di Governo, politici di opposizione, governo della regione Lombardia, Istituto superiore di sanità: una manica di CIALTRONI.

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Covid: uno spettacolo degradante

Covid: uno spettacolo degradante

La fiera delle vanità

In questa fiera delle vanità della pandemia globale, le società politica e civile italiane stanno mostrando il peggio di se. Il leitmotiv generale è la visibilità e l’affermazione individuale: come risultato elettorale, audience, vendita di libri e quotidiani, avanzamento professionale. Per ottenere questo si può dire e fare qualsiasi cosa, giusta o sbagliata che sia. È sufficiente che sia vendibile.

Bestiario 2

Le professioni

Oscuri professorologi, condannati per professione all’anonimato, sproloquiano su tutto e di più augurandosi che lo stato di emergenza, legale e mentale, non finiscano mai. Giornalisti della carta stampata ed anchorman televisivi, dall’alto dei loro scranni, godono nel terrorizzare la popolazione con astruse statistiche e messaggi confusi ma spaventosi. La classe politica di opposizione annaspa tentando di tutto per esistere ancora alla fine dello stato di emergenza, infischiandosene altamente dello stato dell’epidemia.

Bestiario 3

Il governo

La classe politica al governo brilla per la sua lungimiranza. Oggi si scaglia contro un presunto liberi tutti estivo, imputato ovviamente la popolo bue, dimenticando di aver trascorso un’estate di ignavia: non ha fatto quello che era ovvio: disporre tamponi e/o quarantene a chi tornava dall’estero; vigilare sull’impiego da parte di regioni prima scavalcate nei loro poteri in campo sanitario, scolastico, dei trasporti, dei fondi e delle indicazioni forniti in merito a questi settori.

Bestiario 4

La seconda ondata

Si perché la seconda ondata è iniziata a partire da:

  • quei trasporti urbani ed extraurbani rimasti con i problemi di affollamento di sempre.
  • quelle scuole con le classi rimaste quasi sempre con lo stesso numero di alunni (quando ero giovane si facevano i doppi turni; oggi ci sono tanti insegnanti a spasso che affollano graduatorie e corsi abilitanti; assumerli costa sicuramente meno di quello che si spende peri i ristori; devo completare l’equazione?).
  • quei luoghi di lavoro privi di controlli sull’applicazione delle normative di prevenzione.

Bestiario 5

Popolarità ed impopolarità

Il problema è che prendere provvedimenti in assenza di una emergenza conclamata è impopolare: meglio farlo nel pieno dell’epidemia, con la popolazione terrorizzata. Quella popolazione che si divide tra l’invocazione di misure draconiane per tutti e la personale noncuranza nel rispetto del distanziamento sociale e dell’uso della mascherina. Salvo, al primo sintomo, anche per la pressoché totale scomparsa della medicina di base, correre ad affollare  spesso futilmente i reparti degli ospedali, i quali oggi non rifiutano nessun malato di covid: rifiutano solo tutti gli altri.

Bestiario 6

Conclusioni

Non so se e quando questa emergenza finirà. Quello che è sicuro è che sta prefigurando una società peggiore di quella che la precedeva: il che è dire veramente tanto.

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Genitori e figli

Genitori e figli

Un episodio

Ho transennato un corridoio nella piazzetta del campeggio e sto sistemando le luci per la sfilata di moda che si svolgerà di lì a poco. Un bambino di circa tre anni continua a passare sotto le transenne. La mamma, lì vicino, sta armeggiando con il telefono. Le dico: “Signora, tenga il suo bambino. Qui ci sono dei stativi che sorreggono i riflettori non ancora fissati: potrebbero cadergli addosso”. Mi risponde indispettita: “Ci provi lei a tenerlo se ci riesce”. Questo episodio risale a qualche anno fa ma, con infinite varianti, vedo ripetersi continuamente questo schema tra genitori e figli e rimango ogni volta sconcertato.

genitori e figli sfilata di moda
Sfilata in campeggio

Non è indispensabile avere figli

Due fattori concorrono a definire questo tipo di rapporto familiare deviato tra genitori e figli. Per primo la convinzione che il no sia negativo per lo sviluppo del bambino. In secondo luogo la poca voglia di dedicare a questo attenzione, tempo ed energie. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, troppe coppie mettono al mondo figli perché questo sembra naturale, un necessario completamento della famiglia ed è voluto dalla consuetudine. I figli invece bisogna desiderarli con tutte le proprie forze ed essere disponibili, entrambi i genitori, a dedicare loro tutte le attenzioni, le energie ed il tempo necessario. Se no meglio rinunciare.

Il no ha una funzione cognitiva

genitori e figli giochi
Giochi di bambini

Il primo fattore invece merita tutta la nostra attenzione. I bambini apprendono con un meccanismo di prova – errore: tocco la punta di una spina, mi faccio male, non lo faccio più. Nello stesso modo avviene, o dovrebbe avvenire, nel rapporto tra genitori e figli. I primi dovrebbero favorire il formarsi di questa conoscenza derivante dell’esperienza diretta. Il no  quindi non ha solo una funzione educativa. Piuttosto afferisce alla sfera cognitiva. Si può affermare che senza ostacoli alla propria esperienza il bambino non configurerà correttamente i meccanismi della sua mente e si porterà appresso un deficit nella strutturazione dei suoi meccanismi mentali.

Dopo bisogna recuperare

In un supermercato, in fila alla cassa, un bambino di quattro anni piange, urla, strepita senza sosta: un capriccio terribile. I suoi genitori non sanno cosa fare: “Amore, non fare così. Ma cosa vorresti? Calmati, ti prego”. Lo guardo ed immagino di sentire i suoi pensieri con la voce di Paolo Villaggio in quel film famoso: “Fermatemi, vi prego. Mi sono infilato in un vicolo cieco e non so come uscirne senza perdere la faccia. Alla mia età è già tutto così difficile: non si può perdere anche la faccia. Sono incartato, come a scopone scientifico quando si sbagliano i conti. Anche uno scapaccione, ma fate qualcosa!”. Lì ci vuole un no: un adesso basta. Ma non solo quello: dopo bisogna recuperare. Bisogna coccolarlo e spiegargli cosa è successo, quello che non si deve fare e quello che invece va fatto. È necessario rispondere a suoi perché. Bisogna sempre rispondere ai perché dei figli. Mettendoci tutto il tempo che ci vuole e sacrificando il proprio tempo e la propria attenzione. .

genitori e figli bambina che osserva
Bambina che guarda il mondo

Al ristorante

Sarà capitato a tutti voi, al ristorante, di essere disturbati da una miriade di bambini che corrono tra i tavoli. Oggi io, per raggiunti limiti di età come padre, vado al ristorante con il cane ed una volta un gestore mi ha confidato: meglio i cani dei bambini perché in genere sono più educati. Quando ci andavo con i miei figli piccoli, questi mai si sarebbero alzati dal tavolo prima di tutti gli altri commensali. Gli portavamo, mia moglie ed io, i loro giochi, o, più grandetti, un giornalino. E poi almeno uno dei due, a turno, passava del tempo a giocare con loro, a rispondere alle loro domande, a prestargli attenzione. Quando proprio non sopportavano più la convivialità, il papà o la mamma si alzavano e rinunciavano alle chiacchiere con gli amici per portarli fuori a giocare. Questo significa dedicare del tempo ai figli e questo si fa solo se non è un sacrificio, se con loro ci si diverte. Altrimenti: fare i figli non è obbligatorio. Il pianeta è sovrappopolato e nessuno sentirà la mancanza di figli non realmente desiderati.

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Trump: elezioni ed incendi

Trump: elezioni ed incendi

Le manifestazioni di protesta

Perchè parlare di Trump, elezioni ed incendi? All’inizio del mese riflettevo sulla profonda crisi che stanno attraversando gli Stati Uniti. Ero spinto a ciò dalle tragiche notizie provenienti da oltre oceano a proposito delle prodezze della polizia americana contro le persone di colore e le conseguenti manifestazioni di protesta.  Non si tratta però solo della polizia bianca che uccide i neri. Nemmeno delle conseguenti proteste e, fatto nuovo, delle reazioni della destra oltranzista che appoggia il Presidente Trump. Questa, come a Portland a fine Agosto, arriva in gruppo compatto, trasportata grazie a chi sa quali finanziamenti, e si contrappone alle manifestazioni di protesta. La memoria corre alle squadracce fasciste che, chiamate e finanziate da industriali del nord e possidenti terrieri del sud, arrivavano su camion per attaccare le manifestazioni operaie e contadine.

La profonda crisi degli Stati Uniti

La crisi americana però non si limita a ciò. Essa è anche espressione della crescente disuguaglianza economica e della disperazione di milioni di persone che, a partire dalla crisi del 2007 hanno visto compromesso il loro dorato, almeno a fronte di altri paesi del mondo, livello di vita. È espressione del progressivo appannarsi di quel sogno americano che per secoli ha cementato quella società nella sicura speranza di un domani migliore. È percepibile nella crisi di quel senso identitario, nonostante le differenze tutti riuniti sotto la stessa bandiera, che nemmeno le manifestazioni contro la guerra in Vietnam erano riuscite a mettere in discussione più di tanto.

Penso che chiunque, europeo, sia sempre rimasto stupito come me dal fatto che, appena risuonano le prime note dell’inno americano, ogni abitante di quel paese si metta sull’attenti, la mano sul cuore. Una cosa del genere qui nel nostro paese è impensabile. Oggi forse comincia a non essere più così anche là. Per non parlare del venir meno di quella percezione dell’essere dalla parte del giusto, dell’essere i buoni, il settimo cavalleggeri, Alamo e via discorrendo, che gli americani avevano. Oggi persino a livello governativo sono più apertamente spudorati e spesso non parlano di interessi dell’umanità ma solo di interessi americani.

A partire da questo mi chiedevo quanto avrebbe potuto ancora tenere la democrazia in quel paese e riflettevo sui rischi, interni e d esterni, di una spaccatura in un paese che è la prima potenza militare mondiale, per di più nucleare. Per esempio: se Trump, come minacciato, avesse mandato la guardia nazionale a Portland ed una parte di questa, che ha tra i suoi componenti una percentuale nera maggiore della media nazionale, si fosse ribellata? Ho poi abbandonato questo tipo di riflessione pensando che, come al solito, stavo esagerando.

Paul Auster
Paul Auster

L’articolo dell’Ansa su Paul Auster

Qualche giorno fa ho letto un articolo sull’Ansa in cui si intervistava lo scrittore americano Paul Auster. Questi si dichiarava profondamente preoccupato per la situazione nel suo paese ed preconizzava scenari in cui Donald Trump non riconosce il risultato elettorale. Riporto qui di seguito due estratti da quell’articolo:

Ci stiamo preparando anche al caos post 3 novembre che sembra inevitabile negli Stati Uniti. Se l’elezione non avrà un esito certo per via delle schede elettorali inviate per posta, c’è la seria possibilità che Trump e i Repubblicani dichiarino vittoria anche se non avranno vinto. Oppure potrebbe vincere Biden, ma Trump potrebbe rifiutarsi di riconoscere i risultati e lasciare l’incarico.

Credo una cosa: l’intero esperimento americano è in pericolo in questo momento. Stiamo correndo il rischio di vedere questa democrazia imperfetta evolversi in una forma di governo autoritario. Una volta accaduto, non so se riusciremo mai a tornare all’esperimento americano. Sarà finita.

L’ipotesi dietrologica

Ho visto le mie preoccupazioni confermate. Allora sono stato colto da un grave attacco di dietrologia. Questa è una malattia che colpisce a volte tutti coloro che non si fermano all’apparenza delle cose e tentano di comprendere cosa sia accaduto o stia accadendo senza accontentarsi delle notizie propalate dai TG della sera.

Mi rendo conto che si tratta di una ipotesi non solo priva di prove ma anche molto azzardata. Del resto però a partire dal Dottor Stranamore è la filmografia americana che ci ha abituati a simili possibilità.

Incendio in Oregon
Incendio in Oregon

A fine Agosto viene ucciso un sostenitore di Trump negli scontri a Portland. Il Presidente, inveendo contro la gestione democratica di quella città, ha minacciato di inviare la guardia nazionale. Alcuni giorni dopo la west coast americana è in fiamme, in particolare l’Oregon. Portland, la sua città più importante, è coperta da una coltre di fumo e circondata dalle fiamme. Sarà un caso?

Vai all’articolo dell’ANSA su Paul Auster

Vedi l’articolo dell’ANSA su Trump e Portland

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ROSSANA ROSSANDA E L’OCCUPAZIONE DE IL MANIFESTO

ROSSANA ROSSANDA E L’OCCUPAZIONE DE IL MANIFESTO

Rossana Rossanda è morta

Rossana Rossanda è morta! La mia mente quasi si rifiuta di accettare la notizia. Sapevo fosse molto anziana. Avevo notato che da qualche anno non comparivano più suoi articoli sui giornali. Quei suoi interventi che ti costringevano a scontrarti con la realtà. Ma insieme ti davano la soluzione del problema, la spiegazione di cosa stesse accadendo, la linea. Il mio amico Lello Casagrande era molto più grande di me ed era uscito dal PC con lei e gli altri quattro eretici che nel sessantanove erano stati radiati dal partito per aver fondato la rivista Il Manifesto. Poco più che adolescente allora cominciavo a muovere i primi passi nel mondo misterioso della politica. Egli mi diceva sempre questo: aspettiamo cosa dirà la Rossanda, aspettiamo la linea.

L’errore di delegare

Lello era troppo accorto per ripetere l’errore di tutti quei compagni che aveva conosciuto, che erano rimasti nel partito e che da un giorno all’altro gli avevano persino tolto il saluto, alzando intorno a lui ed a quei pochi altri fuoriusciti un muro di ostracismo, Quell’errore che conduceva al senso fideistico con cui i compagni del dopoguerra aspettavano il pronunciamento di Togliatti per sapere cosa dire, come agire. L’errore di delegare ad altri, fosse pure la direzione, fosse pure il comitato centrale, la responsabilità di pensare. Lui me lo ripeteva nel senso di invitarmi ad attendere un’analisi con cui confrontarsi, certo, e su cui riflettere ma che avrebbe sicuramente fornito quegli elementi di comprensione della realtà che avrebbero reso tutto più chiaro, più comprensibile.

Le analisi della Rossanda

A questo mi ero abituato da ragazzo: a quelle analisi che non pretendevano di spiegare le cose ma rendevano più facile separare i fili di una matassa ingarbugliata e, come una bussola, erano in grado di guidarti nella perigliosa navigazione tra le secche del reale. Per questo mi sembrava quasi impossibile che quel faro potesse spegnersi e quasi attendevo, contro ogni possibilità, che un altro articolo arrivasse ad aiutarmi ancora una volta a capire, oggi che ce ne sarebbe davvero bisogno. Ora invece questa notizia razionalmente attesa, ma irrazionalmente ritenuta impossibile, mi fa sentire più solo.

Testata del giornale
Testata del giornale

Un episodio del passato

Mi ritorna alla mente un episodio di tanti anni fa, quando i compagni del Collettivo Casilino di cui facevo parte, insieme, se la memoria non mi tradisce, a quelli del Collettivo Edili di Montesacro, occuparono simbolicamente la redazione de Il Manifesto. Erano i tempi in cui la formazione politica del Manifesto non esisteva più: era confluita prima nel PDUP, poi in Democrazia Proletaria e quel giornale, il nostro giornale, come allora lo sentivamo, ne era non proprio l’organo ufficiale, ma comunque la rappresentazione informativa e culturale.

L’occupazione de Il Manifesto

Sinceramente non ricordo i motivi di quel gesto eclatante, ma che passò sotto silenzio perché non avevamo alcuna intenzione di recare danno alla testata con una pubblicizzazione della vicenda su altri organi di stampa. Ricordo invece una tempestosa riunione nei locali del giornale in via Tomacelli a Roma. Dalla parte della redazione c’erano, se la memoria non mi tradisce, Valentino Parlato, Tommaso Di Francesco e naturalmente Rossana Rossanda. Dall’altra parte del tavolo non ricordo chi ci fosse accanto a me. Ne ricordo la natura del contendere, lo svolgimento della discussione e tantomeno i suoi esiti, a parte che l’occupazione del giornale fu interrotta.

La caparbia volontà di capire

Ricordo bene Rossana Rossanda, la sua espressione. Mi sembrava quasi sorpresa di trovarsi in una situazione probabilmente così insolita per lei: tra i contestati, non tra i contestatori. Ricordo anche però la sua caparbia volontà di capire, di capirci. Ecco, se penso oggi a questa ragazza del secolo scorso, come si era definita, penso al suo grande insegnamento: sforzarsi sempre di capire, la realtà i processi in atto, le persone, le idee. Poi proseguire per la propria strada, ma prima capire. Questo è ciò che mi ha insegnato, il grande debito che ho con lei, quello che più di ogni altra cosa ha contribuito a costruire quello che sono oggi.