La cucina tailandese è una di quelle che amo di più. In quel paese hanno saputo introdurre nella loro alimentazione i prodotti tropicali originari di tutti i continenti (dal peperoncino alle arachidi). Sono riusciti ad integrarli in una fantasia di sapori, di profumi e di colori.
Oggi il reperimento di quasi tutti gli ingredienti necessari è diventato facile grazie alla miriade di negozietti alimentari etnici che sono fioriti dappertutto. Spesso tali negozi sono per lo più frequentati da immigrati di ogni dove e vi troverete magari ad essere l’unico, o quasi, italiano cliente.
Proverete quindi la salutare sensazione di sentirvi straniero nel vostro paese. Forse così capirete che non è il colore della pelle o la padronanza del linguaggio a fare di voi un cittadino italiano, ma la capacità di non chiudere mai nessuna porta, come per millenni questo paese ha fatto.
Mettere i germogli di soya in un piatto ed aggiungere le altre verdure tagliate a filetti.
Schiacciare l’aglio in un mortaio.
Mettere a bagno in una bacinella gli spaghetti per almeno mezzora.
Soffriggere l’aglio nell’olio.
Aggiungere il latte di cocco e, quando prende il bollore,
versare la pasta di curry ed il brodo.
Quando bolle versare le verdure e le salse e cuocere per 4 minuti.
Intanto con una forbice tagliuzzate gli spaghetti a bagno.
Scolateli
e versateli in una terrina.
Spremete il lime nella pentola senza far cadere i noccioli ed aggiungete agli spaghetti.
L’articolo
La cucina tailandese è una di quelle che amo di più. In quel paese hanno saputo introdurre nella loro alimentazione i prodotti tropicali originari di tutti i continenti (dal peperoncino alle arachidi). Sono riusciti ad integrarli in una fantasia di sapori, di profumi e di colori.
Oggi il reperimento di quasi tutti gli ingredienti necessari è diventato facile grazie alla miriade di negozietti alimentari etnici che sono fioriti dappertutto. Spesso tali negozi sono per lo più frequentati da immigrati di ogni dove e vi troverete magari ad essere l’unico, o quasi, italiano cliente.
Proverete quindi la salutare sensazione di sentirvi straniero nel vostro paese. Forse così capirete che non è il colore della pelle o la padronanza del linguaggio a fare di voi un cittadino italiano, ma la capacità di non chiudere mai nessuna porta, come per millenni questo paese ha fatto.