Ricordo una favolosa Pasqua in Grecia: sole, mare, storia e ottima cucina locale. Da Brindisi a Patrasso, poi col ferries l’attraversamento del fiordo (non c’era ancora il ponte). Delfi, quindi le Meteore. Atene: il Partenone una delusione. Del resto dopo che hai visto Siracusa, Segesta, Selinunte, Pestum devi concludere che i greci delle colonie stavano molto meglio di quelli della madrepatria. Del resto a Siracusa hanno perso gli Ateniesi di Alcibiade contro i greci d’occidente, come ci racconta Tucidide.
Ricordo l’acustica eccezionale del teatro di Epidauro, la Feta favolosa e diversa in ogni paesino visitato, l’emozione nel varcare la porta dei leoni a Micene, pensando agli eroi omerici. Una funzione religiosa in una chiesa ortodossa con i canti tradizionali in greco antico: l’unica parola distinguibile era thanatos, ripetuta ossessivamente.
La cucina locale era deliziosa: pochi piatti ma genuini, fuori dalle trappole per turisti. La moussaka, la salsa tzatziki con i crostini di pane e questi favolosi involtini di carne, riso e foglie di vite, che ho voluto assolutamente rifare. Anche loro, i greci, fuori stagione conservano in salamoia le foglie di vite, magari facendolo in casa. Qui in Italia io le trovo nei negozi dei rumeni.