Dosi:
- 5 uova
- 400 gr semola di grano duro rimacinata
- 150 gr farina di grano tenero
- 1 cucchiaino colmo sale
- Semola per spolverare la pasta pronta
Impastare le uova, la semola, 50 gr farina, il sale.
Disporre l’impasto sulla spianatora.
Dividere l’impasto in 4 palline.
Infarinare le palline.
Stendere le palline
passarle nella macchinetta regolata allo spessore massimo
Ripiegare la sfoglia stesa in tre
Ripassare nella macchinetta
Spolverare di farina le strisce su entrambi i lati
Passarle nella macchinetta ad un misura intermedia
Tagliare la sfoglia se troppo lunga. Infarinare di nuovo e passare alla macchinetta alla misura desiderata (abbastanza sottile per tagliatelle, lasagne e pasta ripiena, un poco più spessa per fettuccine e pappardelle.
Poi passarla nell’accessorio desiderato (in questo caso sto facendo delle pappardelle). Oppure utilizzare la sfoglia divisa in rettangoli per lasagne, cannelloni, ecc. Disporre la pasta nei vassoi spolverata con della semola per asciugare l’umidità
Se avanza della pasta tagliatela a quadrucci da usare per il brodo o a quadrati irregolari più grandi per fare i maltagliati e far seccare
L’articolo
La storia della pasta, piatto principe della cucina italiana è antica e variegata. Sembra che la pasta secca abbia una antichissima origine come sottoprodotto della logistica della flotta romana. L’esigenza di conservare il più a lungo possibile le derrate alimentari stivate a bordo portò alla scoperta di miscelare acqua e farina, per poi stendere e far seccare l’impasto.
Dopo il mondo romano troviamo citata in cronache risalenti a poco dopo l’anno mille, se non addirittura prima, la pasta fresca ripiena, sotto forma proprio di ravioli. In un famosissimo monologo di Dario Fò, appartenente al suo Mistero Buffo compaiono questi ravioli nel sogno di una affamato, che alla fine cattura una mosca e la mangia per tentare di placare la sua fame.
Il grande maestro, censurato il Italia ed insignito del Nobel all’estero, ci ricorda forse questa delizia culinaria, da noi spesso sottovalutata ed altrove celebrata oltre ogni dire.