- 300 gr patate
- 250 gr verza
- 1 cucchiaio pomodori secchi tritati
- 50 gr guanciale
- 1 spicchio aglio
- 1 rametto rosmarino
- 1000 cc acqua
- 120 gr maltagliati
- 3 cucchiai olio di oliva
- Sale, peperoncino, pecorino grattuggiato q.b.
Pelare le patate e lavarle insieme alla verza ed al rosmarino.
Tagliare e pezzetti gli ingredienti. Avvolgere in una garza il rosmarino e legare con un filo da cucito.
Soffriggere l’aglio.
Aggiungere il guanciale.
Appena il grasso del guanciale diventa trasparente, aggiungere le patate e, poco dopo la verza.
Aggiungere i pomodori secchi tritati, mescolare e versare l’acqua.
Aggiungere il sale ed il peperoncino, coprire, abbassare la fiamma e cuocere per venti minuti. Alzare la fiamma, gettare i maltagliati e, ripreso il bollore, coprire e cuocere fiamma bassa. Servire accompagnato da pecorino romano grattuggiato.
L’articolo
La minestra di patate e verza è un piatto della tradizione contadina. Quando ero bambino mi piaceva ascoltare i racconti di mia nonna. Spesso la riprendevo perché sbagliava le parole, era illetterata, ma era un gioco fra di noi. Mi raccontava della povertà di quando era bambina, a Spoleto, agli inizi del secolo scorso: era figlia di un minatore. Spesso per merenda a lei ed ai suoi fratelli la mamma dava un pezzo di pane ed una testa di aglio da mangiare a morsi.
Allora, al contrario di oggi, la pastasciutta era un piatto costoso perché bisognava comprarla, mentre la minestra la si poteva fare con qualche verdura raccolta nell’orticello che quasi tutti tenevano, o nei campi. Un pezzo di maiale poi, guanciale, pancetta o lardo, non era un lusso. Quando lo si aveva, rappresentava il necessario apporto di grassi per chi faceva molta attività fisica, ma non in palestra, e viveva in case non riscaldate. Come al solito ho riletto la ricetta a modo mio.