- ½ kg capretto
- ¼ cipolla
- 25 gr prosciutto crudo
- ½ cucchiaio farina
- 1 tuorlo uovo
- ½ bicchiere vino bianco
- ½ limone
- Sale, pepe, prezzemolo, maggiorana
Tagliare a pezzi il capretto e scottarlo su tutti lati. Toglierlo dalla padella.
Soffriggere la cipolla per cinque minuti.
Aggiungere il prosciutto e soffriggere per 2 minuti.
Rimettere il capretto in padella ed insaporire per 5 minuti.
Salare e pepare. Aggiungere la farina e mescolare.
Aggiungere il vino e far evaporare. Poi coprire a filo con acqua, coprire a metà (con il cucchiaio di legno sotto il coperchio), abbassare la fiamma e cuocere per 45 minuti.
Intanto mettere in una tazza il tuorlo d’uovo, il succo del limone, il prezzemolo tritato ed un pizzico di maggiorana.
Sbattere bene gli ingredienti con una forchetta.
Verificare che la salsa del capretto si sia addensata, ma non troppo e aggiungere il contenuto della tazza. A fiamma bassissima amalgamare la salsa per due minuti.
L’articolo
Il capretto brodettato è una ricetta romana tipicamente pasquale. Ora però mi trovo in Sardegna, dove lo si può avere anche fuori dalle stagioni canoniche ed è buonissimo. La famiglia Bovidae comprende tra l’altro la sottofamiglia Caprinae che a sua volta comprende i generi Capra (da cui deriva la capra domestica) e Ovis (da cui deriva la pecora domestica).
Avete notato la diffusione in Italia di toponimi che contengono la radice capra e quindi fanno riferimento all’allevamento di questo animale. Intendo Capri, Caprera, Capranica, Capracotta, Caprarola. È ovviamente indice di una delle attività predilette dai nostri antenati.
La capra è un ovino molto autonomo e resistente. Pascola su terreni impervi, si nutre di erbe ruvide e molto fibrose che le pecore non mangiano ed e abbastanza capace di difendersi dai predatori. Per questo si è diffuso il suo allevamento in un paese dall’orografia difficile come il nostro.
La sua domesticazione a partire dalla capra selvatica detta Bezoar è antichissima e risale a nove, diecimila anni fa in Medio oriente. Il suo trasferimento nell’areale europeo come specie aliena ha provocato non pochi danni ai nostri ecosistemi, tanto che è stata inserita nell’elenco delle 100 specie invasive più dannose al mondo. Però è buonissima.