Uova in trippa

Sempre tua nonna direte. Ma è guardando lei, da bambino, in ginocchio su di una sedia, che ho acquisito l’amore per la cucina. Poi era bravissima, anche se i ricordi dei bambini tendono a mitizzare. A volte esperimento lungamente per tentare di ricreare un sapore che ricordo, senza riuscirci. Forse è il sapore della giovinezza.

Comunque mia nonna cucinava questo piatto ed a me piaceva moltissimo. Deve il suo nome al fatto che la preparazione è la medesima della trippa alla romana. Anche le striscioline di frittata ricordano le strisce di trippa.

Si può dire che è una preparazione vegetariana ante litteram, in cui la carne veniva sostituita dalle uova per ragioni non di scelta etica ma di povertà.

Bisogna comunque aggiungere che anche le uova, almeno in città, non erano molto economiche. Mio padre, di estrazione povera, ha mangiato il primo uovo da solo a vent’anni. Prima mia nonna, l’altra, con un uovo preparava una frittata di verdure per cinque persone.

Il boom economico degli anni ‘sessanta del XX secolo ha cancellato la memoria del fatto che allora si era più vicini alla condizione odierna delle popolazioni del terzo mondo. Con quella memoria forse oggi avremmo capite meglio chi affoga nel Mediterraneo tentando di arrivare da noi per sfuggire alla fame.

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