Una porta nel cielo

Roberto Baggio – Tea Edizioni – Una porta nel cielo

di Giuseppe Santilli

Una porta nel cielo è una ristampa del 2021 di un racconto/intervista scritto da Roberto Baggio, insieme ad Enrico Mattesini ed Andrea Scanzi, vent’anni fa. I temi trattati da Baggio a fine carriera sono attualissimi, anzi alcuni di questi appaiono oggi quasi profetici.

E’ una lettura che si dovrebbero regalare tutti gli appassionati del gioco del calcio, quello fatto di dribbling, di invenzioni, di fantasia, quello giocato nei cortili e nelle strade fino a esaurimento delle forze. Il calcio dei campetti polverosi, della sofferenza e della fatica. Baggio rappresenta tutto questo e avverte i profondi cambiamenti che all’epoca avvenivano nel mondo del pallone. Innanzitutto lo strapotere dei procuratori (oggi i veri padroni delle squadre e dei calciatori), la logica del commercio e delle plusvalenze applicata al gioco e il sopravvento del calcio fisico, muscolare, dove la classe, il tocco, il piede sensibile passano in secondo piano. Fino, a volte, ad essere un lusso che le squadre non si possono permettere.

Roberto Baggio
Roberto Baggio

“L’ispirazione di chi gioca a calcio con passione, specie se fantasista, non è tanto quella di segnare, ma di segnare in maniera originale, mai banale. Quel momento vale tutto. Questa, per me, è l’essenza del calcio. Un’invenzione continua.” (“Una porta nel cielo. Un’autobiografia )

Questo libro racconta naturalmente anche l’esperienza buddista, la frequentazione della preghiera come pratica quotidiana discreta, lontana dai riflettori, così come è stata riservata la sua vita privata. Attraverso la descrizione degli episodi sportivi emerge anche il valore che questo grande campione assegna ai rapporti umani (soprattutto all’amicizia) e al rapporto con la natura.

In una recente intervista data al quotidiano “La Repubblica” Baggio confessa di guardare raramente le partite di calcio in televisione perché le trova noiose e di stare bene lontano dalle parole, dai commenti sulle partite.

Roberto Baggio
Roberto Baggio

“ ….Roberto Baggio, l’ultimo attaccante italiano Pallone d’Oro (’93), l’unico azzurro ad aver segnato in tre mondiali (’90, ’94, ’98), nove gol, dà la stessa impressione. Di uno che è stato capace di uscire dal campo anche con la testa. In uno sport dove le stelle a quarant’anni faticano a lasciare: da Rossi (moto) a Federer (tennis) a Ibrahimovic (calcio) a Valverde (ciclismo), Baggio se n’è andato alla stessa età in cui oggi Cristiano Ronaldo gioca e fa programmi per il futuro. In questo è l’anti-Totti, parafrasando: speravo de lascià prima. “Lui non voleva smettere, io non vedevo l’ora. Lasciare mi ha ridato vita e ossigeno, stavo soffocando, troppo male, dolore fisico, quando da Brescia rientravo a casa, non riuscivo a uscire dall’auto, chiamavo Andreina, mia moglie, che mi aiutava ad aggrapparmi al tetto e poi a far passare il corpo…..” (La Replubbica 7 maggio 2021).

Da non perdere il profilo di uomo perfido e invidioso che Baggio disegna di Marcello Lippi, unitamente all’elogio per Carletto Mazzone.

Roberto Baggio
Roberto Baggio

Lippi “…era un caudillo, ostentava una condizione militaresca dello spogliatoio. Contro di me ha usato tutto il potere di cui era in possesso, nella speranza di annientarmi….Spero di aver dimostrato a tutti, coi fatti, quanto fosse in malafede e che incredibile abbaglio avesse preso col sottoscritto…”

“….Ho conosciuto molti allenatori. Alcuni erano bravi, altri meno. Con alcuni, la maggioranza ho legato. Con Carletto Mazzone, l’uomo che mi sarebbe piaciuto incontrare prima, è stato feeling a prima vista. Era completamente naturale. L’allenatore che avevo sognato: schietto, sincero, lontano da ogni ipocrisia, da ogni invidia, totalmente insensibile al fascino del potere autoritario, alle adulazioni interessate. Se il calcio fosse popolato da tanti Mazzone, sarebbe ancora quello che appariva ai miei occhi di bambino, lo sport più bello del mondo.” (“Una porta nel cielo. Un’autobiografia )

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