- 2 dosi risotto alla romana (vedi ricetta)
- 1 noce moscata grattugiata
- 250 gr fior di latte
- Pane grattugiato
Stendere il risotto appena fatto su di un piano di marmo e stenderlo in modo che si raffreddi rapidamente e non scuocia.
Quando si è raffreddato raccogliere il risotto con una spatola in una terrina, grattugiare sopra la noce moscata e mescolare bene. Tagliare a listelli la mozzarella.
Raccogliere in una mano una abbondante cucchiaiata di risotto, porre al centro un listello di mozzarella, richiudere e modellare a forma di cilindro arrotondato alle estremità (ellissoide).
Procedere con l’operazione
disponendo i supplì sul piano di marmo.
Passare i supplì nel pane grattugiato e definire la forma.
Raccoglierli su dei vassoi. Immergere i supplì in una friggitrice o in una pentola piena di olio a 190° finché non diventano bruni.
L’articolo
Non chiamateli supplì di riso. Neanche supplì al telefono e nemmeno crocchette di riso. Non arancini, che sono tutta un’altra cosa, ma semplicemente supplì: il piatto più romano tra i piatti romani. Non è vero che se ne sono appropriati tutti, persino l’industria dei surgelati, e che si mangiano in ogni dove in Italia.
I veri supplì li mangi solo a Roma, e oggi nemmeno più dappertutto. Il resto è buono per il cestino della spazzatura. Io, che da molto non vivo più nella Città Eterna, per golosità ogni tanto ne prendo uno in altre parti del Bel Paese, per poi gettarlo disgustato dopo il primo morso.
Perché il supplì va fatto col ragù romano, non col sugo al pomodoro oppure con un semplice sugo di macinato, spesso poco cotto. E devono obbligatoriamente esserci i pezzetti di fegatini di pollo, le rigaglie (da noi regaje) a certificazione della qualità. Assaggiate uno solo di quelli veri e capirete.