
- 1 anatra pulita
- 150 gr burro
- 100 cc vino bianco
- 4 arance
- 50 cc Grand Marnier
- Aglio, timo, rosmarino, sale, pepe

Tritare aglio, timo e rosmarino e versarli in una tazza insieme con 50 grammi di burro il succo di un’arancia, sale e pepe.

Mettere la tazza sul fuoco a bagnomaria per sciogliere il burro senza cuocere il resto.

Spennellare con l’amalgama l’esterno dell’anatra posta in un recipiente e versare il rimanente nell’interno. Coprire con un foglio di carta stagnola e conservare in frigo per due giorni.

Sciogliere il rimanente burro in una pentola ovale.

Deporvi l’anatra e rosolare a fiamma media per venti minuti, girandola ogni cinque sui quattro lati.

Aggiungere il vino, coprire, abbassare la fiamma e cuocere per un’ora girandola ogni 15 minuti ed aggiungendo acqua se necessario.

Intanto togliere la scorza a due arance senza staccare il bianco (che è amaro). Tagliare la scorza a listarelle.

Adagiare l’anatra in una teglia su carta da forno ed infornare a 200° per 40 minuti. (girandola una volta a metà cottura.

Frullare il fondo di cottura.

Aggiungere il succo delle due arance spremuto ed il Grand Marnier. Far ridurre di circa la metà a fiamma media.

Intanto sbollentare le listarelle di scorza per tre minuti.scolare

Scolare le scorze.

Unire al fondo ridotto ed insaporire per 5 minuti.

Affettare la rimanente arancia e dividere le fette a metà.

Ritirare l’anatra ben dorata dal forno e sezionarla con un trinciapollo. Disporre i pezzi in un vassoio, versare sopra parte della salsa, guarnire con le fette di arancia e servire la rimanente salsa a parte.

L’articolo
Nel 1533 Caterina dei Medici andò in sposa al figlio del re di Francia, Enrico II. Divenuta regina chiamò dei cuochi toscani a corte che introdussero vari piatti nella cucina francese. Prima di allora in Francia non ci sono documenti che attestano la presenza de Le canard a l’orange, ma in Toscana si cucinava un’anatra con le arance.
Probabilmente i francesi, giustamente fieri di questo piatto, non riconosceranno mai di doverne la paternità all’Italia, ma sembra proprio sia andata così. Questa ricetta è come sempre da me reinterpretata: non pretende di corrispondere all’originale toscano ma è più, come dire, italianizzata.