Franz Schubert Improvvisi

FRANZ SCHUBERT IMPROVVISI Op.90 e Op.142

Retro
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Franz Schubert (1797-1828)

Franz Schubert
Franz Schubert

di Sante Fernando Tacca

GIOIELLI MUSICALI

Gli Improvvisi Op.90 e Op.142 di Schubert sono gioielli musicali di rara bellezza.

Sono uno dei capolavori della produzione pianistica romantica. Vi propongo l’interpretazione di Alfred Brendel, uno dei dei maggiori interpreti Schubertiani, famoso per aver eseguito anche tutti i concerti per pianoforte e orchestra e tutte le sonate di Mozart e Beethoven.

Le registrazioni degli Improvvisi per Philips risalenti agli anni 1972-74 sono un riferimento assoluto nella discografia schubertiana.

Sia l’Op. 90 che l’Op.142 sono un ciclo composto da 4 composizioni brevi, in tonalità vicine, indipendenti tra loro e compiute in sé. Schumann ritenne i 4 Improvvisi dell’Op.142 i movimenti di una sonata, ma in realtà la critica musicale successivamente ha confermato trattarsi di brani indipendenti.

L’INTERPRETAZIONE DI BRENDEL

L’esecuzione di questi capolavori, nell’interpretazione di Brendel, suscita un coinvolgimento emotivo intenso da parte dell’ascoltatore.

Soprattutto nei momenti in cui il compositore sembra volersi confessare per comunicare le proprie aspirazioni, i desideri inappagati. O là dove sembra descrivere la nostalgia di un’età innocente che non tornerà. O ancora quando, dopo tumulti e passaggi drammatici, fa emergere dal nulla melodie incantevoli che, come preghiere di infinita dolcezza, sembra rivolgere al cielo.

CREATORE DI MELODIE CELESTIALI

Sono i momenti in cui l’arte di Schubert eccelle in quella che rimane la sua cifra stilistica per eccellenza: la creazione di melodie celestiali che commuovono nel profondo.

Sono le grandi melodie che ritroviamo anche nei Lieder, nei Landler, nei Valzer, ma che qui sono condensate in queste miniature pianistiche libere, quali sono per l’appunto gli Improvvisi.

POETA ROMANTICO

Shubert scrisse gli Improvvisi Op.90 e Op.142 nel 1827, un anno prima che la sua giovane vita si spegnesse all’età di soli 31 anni. Compose i primi 4 in estate e i restanti 4 in autunno.

Contemporaneo dei grandi classici e poco più giovane di Beethoven, egli è stato un poeta del romanticismo pianistico. Dopo di lui verranno Mendelssohn, Schuman, Berlioz, Chopin, Liszt.

Mendelssohn, qualche anno dopo, trarrà ispirazione da questi Improvvisi per le Romanze senza parole e Chopin per i Preludi e gli Studi.

Schubertiade
Schubertiade

SCHUBERTIADI

Il compositore viennese, autore tra l’altro dell’Incompiuta (Sinf. n.9 in Si min) e della Grande (Sinf. n.10 in Do magg) non conobbe il successo come Sinfonista. L’autore dei Lieder nella sua breve vita non saprà mai il successo immortale che le sue opere avranno dopo la sua morte. Figlio di un maestro e maestro egli stesso per pochi anni, ebbe solo occasionali contatti con la società aristocratica viennese.

Era ammirato e apprezzato soprattuto da ristrette cerchie di amici appartenenti alla società piccolo borghese “Biedermeier”. Non solo amici ma ispiratori, esecutori della sua musica o ascoltatori estasiati. Amici che nei momenti del bisogno lo finanziavano e sostenevano. Erano scrittori, studenti di legge, poeti, pittori come Kupelwieser, cantanti come il baritono Vogl.

E in queste serate di incontri più o meno goliardici, in queste “Schubertiadi”, lui era il protagonista assoluto che incantava tutti con la sua musica. Era il “libero artista”, il bohémien dalla vita irregolare e precaria.

ASPETTI FORMALI

Il termine Improvviso era già stato utilizzato dai boemi Tomasek e Vorisek nel 1821 per definire pezzi pianistici tripartitici A/B/A, bitematici, simili alle bagatelle beethoveniane. Pezzi cioè composti da una sezione A che viene ripetuta variata dopo una sezione mediana B, e il cui fluire musicale è affidato alla presenza di 2 Temi contrapposti in dialettica reciproca.

Mentre questi tuttavia erano semplici abbozzi e schizzi, base per ulteriori sviluppi ed elaborazioni, con Schubert finiscono col diventare vere e proprie opere brevi, compiute in sé, spontanee e perfette al loro primo apparire. I temi e le melodie sgorgano per essere godute così come sono, senza bisogno di analisi né di possibili e ulteriori sviluppi.

POETICA SCHUBERTIANA

Quella degli Improvvisi è musica raccolta, intimista, sede di confessione personale, in cui la grande melodia concentra in poche pagine l’universo poetico ed esistenziale dell’autore. Che è quello del “viandante”, del “vagare” verso una meta sede di speranza e felicità.

Lì, dove tu non sei; lì, è la felicità” recita il testo di uno dei suoi Lieder “Der Vanderer” su una lirica di Georg Philipp Schmidt von Lübeck. La felicità che lui non trova nella vita reale di tutti i giorni.

E allora la musica diventa per Schubert strumento e diario dell’anima in cui riversare le proprie frustrazioni, le ambizioni represse, i sogni e la felicità agognata e mai realizzata.

GRANDI MELODIE

È una musica che cattura al primo ascolto per la bellezza delle incantevoli melodie che Schubert sa far apparire all’improvviso. E ce le porge su un tappeto sonoro fatto di trine e ricami armonici non meno belli e affascinanti. Temi che si rincorrono con arpeggi e figurazioni sempre mutevoli e cangianti e con pulsazioni ritmiche sorprendenti.

ASCOLTO emozionante

Gli 8 Improvvisi ascoltati in successione regalano emozioni difficilmente traducibili a parole.

Il fascino e il mistero della musica del resto è tutto in questa intraducibilità. I suoni, le frasi musicali, le armonie che sorreggono splendide melodie, il ritmo stesso comunicano altro dall’esprimibile a parole.

Tutti i tentativi (come farò nelle note di ascolto finali) che provano a descrivere ciò che le sonorità comunicano non fanno altro che prendere a prestito immagini e analogie proprie ad altre esperienze sensoriali. E allora ogni descrizione sarà sempre parziale e approssimativa. L’ascolto e le sensazioni provate rimangono l’unica e vera esperienza reale.

Il primo ciclo dell’Op.90 tocca le tonalità di Cm, Eb, Gb e Ab.

Il secondo ciclo dell’Op.142 tocca le tonalità di Fm nel primo e ultimo Improvviso e quelle di Ab e Bb nel secondo e terzo.

Sono tutti incantevoli e ognuno nell’ascoltarli e riascoltarli preferirà alcuni rispetto ad altri.

Come ad es. il n.3 in Gb dell’Op.90 o il n.2 in Ab e n.3 in Bb dell’Op.142, tutti celebri e famosi.

L’ammirazione per il compositore, che ha creato (o solo scoperto?) questa musica meravigliosa, si unisce a quella per l’interprete che ce la restituisce in forma smagliante.

Buon ascolto.

P.S.

Se la giornata non ha girato come avreste voluto, mettete sul piatto gli Improvvisi di Schubert e vi riconcilierete con il mondo.

*NOTE DI ASCOLTO – Op.90

Il n.1 dell’Op.90, Allegro molto moderato, in tonalità di Do minore (Cm), è forse quello più drammatico. Capolavoro assoluto intriso di profonda desolazione con un ardente desiderio di pace e serenità.

Inizia con due ottave di Sol in maniera ambigua e senza riferimenti tonali, tanto da sembrare la fine di qualcosa, ciò che resta di una conclusione. Poi come fosse un ricordo o un sogno compare una marcia. Prima senza accompagnamento e poi ripetuta finalmente con l’affermazione della Tonica di Do minore a definirne la tonalità.

Dopo alcune variazioni compare un altro tema ricavato dal tema precedente della marcia, seguito da altre variazioni con arpeggi bellissimi. Alla fine dei quali compare una melodia dolcissima e struggente, quasi una preghiera rivolta al cielo.

Tutto il materiale sonoro viene ripetuto con la marcia sempre più marcata e staccata ad accentuarne l’aspetto drammatico, seguita poi da altre bellissime variazioni con arpeggi. Al termine delle quali ricompare l’incantevole melodia prima ascoltata.

Dopo ulteriori passaggi e un’ampia coda, il brano termina modulando dolcemente nella luminosa tonalità di Do maggiore, quasi un desiderio insopprimibile al riposo e alla pace interiore.

Il n.2, Allegro, in tonalità di Mi bemolle maggiore (Eb), inizia con scale cromatiche ascendenti e discendenti piene di grazia e d’innocenza. Sembra di assistere al libero volteggiare di una libellula o di un piccolo uccello sopra fiori profumati.

È una sorta di “Studio” alato in tempo ternario, di scrittura virtuosistica e ardita che prefigura le più geniali figurazioni del tardo Chopin.

Nella parte mediana in Si minore (Bm) riaffiorano però meditazioni improntate a mestizia e scoramento, subito allontanate dal ripresentarsi dei voli pindarici iniziali. Come a voler riaffermare il forte desiderio di libertà e felicità.

Subito frustrato però dalla conclusione inattesa e sorprendente in tonalità di Mi bemolle minore, quasi fosse la dimostrazione dell’autoconsapevolezza, da parte dell’autore, dell’impossibilità che il desiderio possa essere esaudito.

Il n.3, Andante mosso, in Sol bemolle maggiore (Gb), è una vera e propria Serenata percorsa da una delle più belle e celestiali melodie Schubertiane, e per questo uno dei più amati e certamente il più celebre della raccolta.

Sopra un meraviglioso ricamo di arpeggi della mano sinistra si alza il canto ineffabile e struggente, intimo e lirico, della mano destra. La melodia si sviluppa senza ripetizioni, attraversando anche la sezione mediana, piena di ombre e modulazioni, prima di ritornare al suo flusso rilassato e sognante nella parte finale.

Nonostante la tonalità maggiore, che dovrebbe risultare brillante e solare, il brano è intriso di profonda tristezza e malinconia, di tenero e commosso rimpianto.

Da questo Improvviso Mendelssohn, da lì a qualche anno, trarrà ispirazione per le sue Romanze senza parole.

Il n.4, Allegretto, in La bemolle maggiore (Ab), è in tempo ternario e inizia con un primo Tema caratterizzato da due elementi contrapposti: una serie di accordi arpeggiati su cui si innesta un corale.

Dopo un secondo Tema appena accennato si passa alla parte centrale, al Trio in in Do diesis minore (C#m), dove compare una melodia appassionata e drammatica, quasi beethoveniana, resa emotivamente più intensa dalla ribattitura di potenti accordi insistiti. Segue la riesposizione della parte iniziale con toni pensosi ed elegiaci.

*NOTE DI ASCOLTO – Op.142

Il n.1, Allegro moderato, in Fa minore (Fm) è il più ampio e articolato e forse anche il più ispirato di questi quattro improvvisi. È in forma di rondò, cioè in forma ternaria ampliata (A-B-A-B-A).

Il nucleo poetico dell’intera composizione è nella parte centrale dove la melodia è sognante e lirica e il tempo sembra che sia sospeso. A questa si alternano episodi caratterizzati da “un’ornamentazione leggera e fantastica” come li ebbe a definire Schumann.

Il n.2, Allegretto, in La bemolle maggiore (Ab), uno dei più popolari degli 8 Improvvisi è un piccolo Minuetto con una melodia cantabile in tempo di valzer che richiama l’Improvviso n.4 Op.90.

La sezione del Trio in re bemolle maggiore è caratterizzata poi da arpeggi e modulazioni toccanti e commoventi. Ritorna alla fine la melodia iniziale in forma intimistica e contemplativa.

Il n.3 Andante, in Si bemolle maggiore (Bb), anch’esso molto noto, è formalmente un Tema con 5 Variazioni, secondo il modello classico utilizzato e sviluppato da Beethoven.

Il Tema molto cantabile che Schubert utilizza è quello già usato nel Quartetto in La minore e nelle musiche di scena per Rosemunde.

Le 5 variazioni si susseguono in maniera giocosa e divertita, ora privilegiando il virtuosismo, ora la dolce cantabilità, ora le ornamentazioni fatte di scale e arpeggi.

Alla fine ritorna in pianissimo il tema originale in forma pacata e solenne.

Dispiace il giudizio critico e severo di Schumann su questo Improvviso, una presa di posizione troppo rigida non condivisa da critici autorevoli come Alfred Einstein e da numerosi altri.

Il n. 4, Allegro scherzando, in Fa minore (Fm) è come il primo in forma di rondò.

Altamente virtuosistico assomiglia un po’ ad un Capriccio, ma da questo si distanzia per l’assenza di estrosità e la presenza invece di una sottile malinconia e una pacato inquietudine, tuttavia piene di fascino.

Per approfondire l’ascolto

1) Franz Schubert

The complete Impromptus; Moments Musicaux
Alfred Brendel, pianoforte (Philips Classics, disponibile anche su Apple Music e Google Play)

2) Franz Schubert
Piano Works 1822-1828
Alfred Brendel, pianoforte (Decca, disponibile anche su Apple Music e Google Play)

P.S.

Per i riferimenti alle Tonalità e alla loro denominazione anglosassone vedi quanto da me riportato nell’articolo sul Circolo delle Quinte.

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