Quando ero bambino si andava molto raramente ,direi mai, al ristorante. Anche i pranzi per battesimi, comunioni, matrimoni, si facevano in casa. Qualche rara volta si andava in pizzeria. Era quindi un evento eccezionale che si stampava nella memoria.
Ricordo che il supplì al telefono aspettando la pizza era d’obbligo. Ricordo anche che il menù delle pizze era limitato ai classici: margherita, marinara, napoletana e capricciosa. In alternativa il calzone. Oppure il crostino.
Mi ero abituato a considerare questi elementi indispensabili in una pizzeria e, quando più grande ho cominciato a viaggiare per l’Italia mi stupivo di non ritrovarli in ogni pizzeria. Ho poi capito che questa squisitezza chiamata crostino era una specialità tipica della mia città.
Disporre su ogni fettina una fettina di mozzarella. Poggiare le prime tre fette sui pezzettini in modo che stiano in diagonale, quindi disporre altre tre a scalare, poi altre tre.
Su uno dei crostini aggiungere i filetti di acciuga. Cospargere tutti e tre con pepe, origano ed olio.
Infornare a 200° per 8 minuti (o comunque finché la mozzarella non comincia a sciogliersi ed a dorarsi). Disporre su un crostino il crudo, sull’altro il cotto (sul terzo ci sono già le acciughe) e rinfornare per 1 minuto.
L’articolo
Quando ero bambino si andava molto raramente ,direi mai, al ristorante. Anche i pranzi per battesimi, comunioni, matrimoni, si facevano in casa. Qualche rara volta si andava in pizzeria. Era quindi un evento eccezionale che si stampava nella memoria.
Ricordo che il supplì al telefono aspettando la pizza era d’obbligo. Ricordo anche che il menù delle pizze era limitato ai classici: margherita, marinara, napoletana e capricciosa. In alternativa il calzone. Oppure il crostino.
Mi ero abituato a considerare questi elementi indispensabili in una pizzeria e, quando più grande ho cominciato a viaggiare per l’Italia mi stupivo di non ritrovarli in ogni pizzeria. Ho poi capito che questa squisitezza chiamata crostino era una specialità tipica della mia città.