Il capretto brodettato è una ricetta romana tipicamente pasquale. Ora però mi trovo in Sardegna, dove lo si può avere anche fuori dalle stagioni canoniche ed è buonissimo. La famiglia Bovidae comprende tra l’altro la sottofamiglia Caprinae che a sua volta comprende i generi Capra (da cui deriva la capra domestica) e Ovis (da cui deriva la pecora domestica).
Avete notato la diffusione in Italia di toponimi che contengono la radice capra e quindi fanno riferimento all’allevamento di questo animale. Intendo Capri, Caprera, Capranica, Capracotta, Caprarola. È ovviamente indice di una delle attività predilette dai nostri antenati.
La capra è un ovino molto autonomo e resistente. Pascola su terreni impervi, si nutre di erbe ruvide e molto fibrose che le pecore non mangiano ed e abbastanza capace di difendersi dai predatori. Per questo si è diffuso il suo allevamento in un paese dall’orografia difficile come il nostro.
La sua domesticazione a partire dalla capra selvatica detta Bezoar è antichissima e risale a nove, diecimila anni fa in Medio oriente. Il suo trasferimento nell’areale europeo come specie aliena ha provocato non pochi danni ai nostri ecosistemi, tanto che è stata inserita nell’elenco delle 100 specie invasive più dannose al mondo. Però è buonissima.